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Titolo La dolciera siciliana
Autore Annamaria Zizza
Collana Vulcano
Dettagli pp. 288, Ft. 14 x 20
ISBN 9788860432117
Rassegna stampaDescrizione
La vicenda si svolge nella prima metà del Settecento tra la Sicilia e la Lombardia. Una ragazzina di dodici anni, l’orfana Maria, fugge dal Reclusorio del Santissimo Rosario, a Modica, e subisce uno stupro. Viene raccolta nella casa del famoso medico e filosofo Tommaso Campailla, che la prenderà come criata e la educherà, avendone percepito l’intelligenza non comune. Maria diventerà una bravissima dolciera. Ma lo stupro subìto le aveva lasciato il suo terribile marchio: la sifilide. Dopo la scomparsa di Campailla, Maria viene licenziata e parte per Catania, travestita da uomo per il trauma dalla violenza subita. Anni dopo il suo destino si incrocerà, durante la festa del Santo Chiodo, patrono di Catania, con quella di un giovane poeta lombardo alla ricerca della propria identità. Si tratta di Giuseppe Ripetti, precettore di professione e ospite del principe Vincenzo di Valguarnera, uomo colto e raffinato che aveva avuto un importante ruolo nella ricostruzione in stile barocco della città, distrutta dal terremoto del Val di Noto del 1693. E proprio dai Valguarnera lavora per anni come dolciera la ventenne Maria, che ha rinunciato all’amore e si dedica solo al lavoro di cuoca. La conclusione della vicenda, che ha il profumo inebriante dei dolci siciliani e della passione amorosa, sarà sorprendente.
Zizza Annamaria
Annamaria Zizza vive a Catania. Collabora alla rivista di egittologia e archeologia “Mediterraneo antico” e ha pubblicato i romanzi storici Lo scriba e il faraone (2021) e, in edizione Marlin, La regina di Tebe (2023), che reca la quarta di copertina di Dacia Maraini, e La dolciera siciliana (2024). Un suo racconto è stato inserito nell’antologia La prima volta… a Catania (Edizioni della Sera, 2023). Ha curato alcuni cicli di “Lecturae Dantis” ad Acireale, dove insegna materie letterarie in un liceo, e ha ricevuto due menzioni speciali (Premio letterario “Salvatore Quasimodo” e Premio “Efesto”) per le sue poesie.
Il giudizio di Costanza Di Quattro
«Dolce è il languore che questo libro lascia sulle labbra socchiuse; dolce come le tante prelibatezze di cui si parla, come le memorie lontane e come i luoghi molto amati. La scrittura matura e consapevole ha il potere di lasciare nel lettore una eco fiabesca e confortante perché, giunti all’ultima pagina, come quando si ascolta qualcosa di molto amato che sta per finire, si vorrebbe solo tornare indietro e ricominciare.»