Iscriviti per ricevere la newsletter ed essere informato su tutte le novità di Marlin Editore

NEWSLETTER

Le donne che conquistano il mondo: da Palazzo Chigi alla Casa Bianca

Intervista agli autori Ermanno Corsi e Piero Antonio Toma sulle donne più potenti in Italia e nel mondo che hanno descritto nel loro saggio
Libro: Le donne che conquistano il mondo
Vai alla scheda del libro

Il 9 gennaio il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ricevuto la Presidente della Commissione Europea Ursula von del Leyen, stringendole la mano come nella copertina del vostro saggio “Le donne che conquistano il mondo”. Cosa rende queste due donne simili e cosa le differenzia?
Piero Antonio Toma: Le differenze fra le due donne sono molte, a cominciare dall’età, 64 anni contro 45, la prima deputata a 24 anni e la seconda a 29. Von der Leyen ha studiato molto, ha frequentato tre o quattro università coltivando studi in diverse facoltà, dall’archeologia all’economia, fino a quando si è laureata nel 1991 in medicina diventando ginecologa. Anche la sua carriera politica è molto più ricca e varia, il suo primo passo ufficiale risale al febbraio 2003, quando viene eletta al Parlamento della Bassa Sassonia. Nel 2005 la cancelliera Angela Merkel la nomina ministro federale della Famiglia e diventa un po’ una sua erede politica, tanto da ampliare i suoi interessi ad una politica familiare di ampio respiro. Nel 2019 viene eletta presidente della Commissione dell’Unione Europea e si distingue per i suoi interessi un po’ lontani dalla destra, rivolti alla vita delle persone, all’intelligenza artificiale, alla transizione energetica, alla tutela dell’ambiente. Durante il Covid-19 si è adoperata per tamponare gli effetti dell’epidemia e del contagio e per mitigare gli effetti economici e sociali della crisi economica e sociale col varo del Next Generation EU, un fondo di 750 miliardi (metà dei quali per prestiti a fondo perduto), da distribuire. L’Italia è uno di quei Paesi che se ne avvantaggerà di più.

Cosa pensate dell’espressa volontà di Giorgia Meloni di ricevere come appellativo il nome di presidente, al maschile? Basta la presenza di una donna a Palazzo Chigi per farci dire che le donne in Italia hanno infranto il cosiddetto “tetto di cristallo”?
Ermanno Corsi: Presidente al maschile? Una scelta di serietà, senza indulgere a un femminismo di maniera e propagandistico, che in alcuni casi espone all’ironia. Le parole vanno usate secondo come sono storicamente nate e non cambiate nell’illusione di apparire più moderni, più emancipati e “progressisti”. Del resto conta l’articolo (nel caso di Giorgia,”la”), non il sostantivo che lo segue. I “soffitti di cristallo” sono caduti via via in pochi decenni: Camera dei Deputati, Senato, Corte Costituzionale, Palazzo Chigi. Il Quirinale e la Banca d’Italia sembrano ormai vicini.

Il 2022 registra, secondo l’ANSA, il 31% delle donne in Parlamento, segnando un calo per la prima volta in 20 anni. Cosa significa secondo voi?
Ermanno Corsi: Con la legge approvata il nuovo Parlamento è quasi dimezzato rispetto al precedente. I nuovi Collegi, per come sono stati disegnati, hanno certamente creato confusione nei partiti e smarrimento negli elettori. Non pare ci sia stata la volontà di “ridimensionare” la presenza delle donne, che si fanno invece apprezzare per il protagonismo che sviluppano (basti pensare alla loro presenza nel Governo nei ruoli ministeriali e di sottosegretariato, presenza che non è certamente marginale). L’avanzamento delle donne, in politica, è ormai consolidato. Nell’Assemblea Costituente erano appena 21 su 556 eletti. Per “crescere” le donne non hanno avuto bisogno delle “quote rosa”.

Qual è il personaggio femminile che più vi ha colpito nella storia della politica italiana? Quale in quella mondiale?
Piero Antonio Toma: In quella mondiale due sono le leader che mi hanno colpito. La prima è stata Evita Peron, nata poverissima, e ancora adesso costituisce il più grande mito femminile di tutto il Novecento, che brilla ancora di più perché si è verificato in un Paese come l’Argentina dove, negli anni ’50, la parità dei sessi e i diritti civili non erano molto diffusi. Anzi… L’altra premier che ricordo è Aung San Suu Kyi della Birmania, uno Stato che ora è stato ribattezzato Myanmar. Una politica che, prima e dopo il suo mandato di consigliere di Stato (2016-2021 - una sorta di premierato), ha vissuto tutta la sua vita in carcere o agli arresti domiciliari. Una donna che per le sue battaglie in favore dei diritti umani ha ricevuto il Premio Nobel per la pace (la cui somma ha destinato a rifondare il sistema sanitario del Paese) e altri riconoscimenti internazionali, fra i quali una laurea honoris causa in filosofia da parte dell’università di Bologna.
Ermanno Corsi: Per quanto riguarda la politica italiana, svolte significative sono legate ai nomi delle parlamentari che per prime hanno rotto “soffitti di cristallo”: Tina Anselmi ministro del Lavoro, Nilde Iotti presidente della Camera e candidata per il Quirinale, Rosa Russo Iervolino ministro degli Interni, Alberti Casellati presidente del Senato, Marta Cartabia presidente della Corte Costituzionale e ora Giorgia Meloni prima donna Presidente del Consiglio.

Esiste uno specifico femminile del potere? E se sì, è migliore di quello al maschile declinato fino ad oggi in Italia e ancora in molti Paesi nel mondo?
Piero Antonio Toma: In linea di massa l’aumento negli ultimi anni della leadership femminile, specialmente in Europa (qui merita rispetto l’Islanda, considerato il Paese più femminista del mondo) e straordinariamente in Africa, ha migliorato sul piano dei diritti umani la gestione del potere pubblico. Tuttavia non mancano esempi di segno avverso come la governance del premier del Regno Unito, Margaret Thatcher, che nel 1982 s’incrudelì nella guerra contro l’Argentina intenzionata ad impadronirsi delle isole Falkland. Per non dire poi del Bangladesh, il paese del Sudest asiatico devastato per decenni da sanguinose guerre civili dove due donne, la conservatrice Khaleda Zia e la progressista Sheikh Hasina Wadez, a cominciare dai primi anni del 2000, si sono alternate al potere facendosi la guerra e quindi trascinando il Paese in un clima di grave e sanguinosa instabilità sociale ed economica.

Pensate che "Le donne che conquistano il mondo" possa contribuire a formare una coscienza critica verso l'accesso delle donne al potere?
Ermanno Corsi: Il libro, dando conto di come l’emancipazione delle donne sia stata così rapida -un processo che nemmeno i più retrogradi potevano fermare- auspica il rafforzamento di una coscienza sociale capace di comprendere come le potenzialità femminili siano risorse indispensabili per migliorare qualitativamente la vita di tutti.

Il marlin, da cui la casa editrice prende il nome, è il pescespada che Hemingway amava pescare
al largo di Cuba e che gli ha ispirato lo splendido romanzo “Il vecchio e il mare”

Utilizziamo i cookies per offrirti la migliore esperienza sul nostro sito.
Continuando a navigare, accetti l'utilizzo dei cookies.

OK Vedi l'informativa