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Intervista a Carmine Mari, autore del nuovo romanzo storico "Il regolo imperfetto"

Intrighi e alchimie alla Scuola Medica Salernitana al centro della narrazione
Libro: Il regolo imperfetto
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Perché ha scelto la Scuola Medica Salernitana del XIII secolo come contesto storico in cui ambientare “Il regolo imperfetto”?
Un tributo alla mia città. Inoltre, la Scuola Medica Salernitana sembrava un terreno narrativo ancora vergine e inesplorato, ricco di suggestioni; rimedi, antiche saggezze, misteri, leggende cittadine e poi il medioevo, un cruccio. Avevo bisogno di una storia che convincesse innanzitutto me, costruire un intrigo, un piccolo universo (la città) e popolarla di personaggi.

Il personaggio di Rogerius, il protagonista de “Il regolo imperfetto” ha qualche riferimento a persone realmente esistite?
Sì. Mi sono ispirato a un magister, Ruggero di Frugardo, vissuto a cavallo tra il XII e XIII sec. Leggendo la traduzione della sua opera “Post mundi fabricam” (l’incipit dal quale prende il titolo), ho subito capito che il medico-chirurgo salernitano era perfetto per il ruolo. Il mio protagonista, Rogerius, sarebbe stato amante della scienza e profondamente rispettoso dell’uomo, curioso, testardo, arrogante (moltissimo), ma generoso.

Come si interseca la storia di Federico II con quella di Rogerius?
Mediante un altro personaggio storico, Hermann von Salza, gran maestro dell’Ordine dei Teutoni, morto a Salerno il giovedì santo del 1239, tre giorni prima della scomunica comminata all’imperatore e divulgata la domenica delle Palme. Von Salza era l’unica persona che avrebbe potuto evitare la bolla a Federico. Che coincidenza, mi sono detto. È morto davvero per cause naturali? Un buco nero perfetto e intrigante per riempirlo d’immaginazione.

Ha dovuto documentarsi dal punto di vista scientifico per poter parlare con competenza delle muffe e del comportamento di bacche e vegetali sottoposti ad esperimenti? Esisteva davvero una medicina chiamata Charaka?
La ricerca è fondamentale per costruire un contesto credibile. L’ambientazione è parte essenziale della narrazione, se non la narrazione stessa. Le muffe erano già usate nell’antico Egitto come medicamento e Fleming ci è arrivato migliaia di anni dopo. Il mio rimedio fa invece il verso ai codici di Charaka, antichissimi testi di medicina indiana.

Lo scrittore Manlio Castagna, anche docente della scuola Holden, ha definito il suo libro “un romanzo storico memorabile su una Salerno opulenta e misteriosa, come non si era mai raccontato prima”. Questo giudizio la lusinga?
Certo, incoraggia e fa piacere, ma teniamo i piedi ben piantati a terra. Non bisogna mai abbassare la guardia, nella scrittura non si finisce mai di essere allievi.

Lei ha una formazione da sociologo, come è nata la sua passione per la scrittura di romanzi storici?
Gli aspetti storici mi hanno sempre affascinato, fin da piccolo, da quando sfogliavo le pagine di vecchi numeri di "Storia Illustrata", poi sono arrivati i gialli per ragazzi, i fumetti (tutti quelli che mi capitavano sotto mano) e infine i romanzi. Ma la storia, cioè i fatti che hanno lasciato il segno, hanno sempre esercitato una forza incredibile su di me, fonte inesauribile d’ispirazione di vicende umane.

Il marlin, da cui la casa editrice prende il nome, è il pescespada che Hemingway amava pescare
al largo di Cuba e che gli ha ispirato lo splendido romanzo “Il vecchio e il mare”

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