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17 novelle scandalose che ci fanno scoprire un Pirandello impegnato su temi delicati e purtroppo ancora attuali

Intervista a Raffaele Messina curatore del volume: "La notte nuda" del premio Nobel siciliano
Libro: La notte nuda
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Raffaele Messina, cosa offre di nuovo questa raccolta di novelle, rispetto alle tante già disponibili sul mercato?
Il lettore scoprirà un Pirandello diverso. Al di là di quella decina di novelle già note, sul relativismo e la crisi d’identità dell’uomo contemporaneo, il lettore scoprirà che Luigi Pirandello ha denunciato anche lo scandalo dei preti pedofili, ha difeso la dignità della donna, contro la maternità imposta, contro gli uteri in affitto e contro ogni altro abuso; ha scandagliato il travaglio psicologico dei figli di genitori separati; ha fatto nome e cognome dei mafiosi che avevano provato a imporre il pizzo a suo padre.

Che cosa ha comportato, come curatore, lavorare alle “Novelle dello scandalo” di Luigi Pirandello?
Impegno. Tanto impegno. Quello di Pirandello è uno dei corpus novellistici più ampi della nostra tradizione letteraria, ben più ampio del Decameron, e non meno rappresentativo dell’intera sua epoca. E poi bisogna considerare il lavorio filologico di confronto con e varianti e variazioni d’autore, che si registrano nel passaggio da un’edizione all’altra della stessa novella: tre o quattro passaggi, dalla prima pubblicazione sui giornali alla prima racconta in volume; poi, a partire dal 1922, il riordino nel progetto delle Novelle per un anno e, in molti casi, anche la revisione in vista dell’edizione Mondadori del 1937. Non si tratta di quisquilie formali, ma di interventi correttori che incidono profondamente sulla messa a fuoco o anche sulla ridefinizione del significato della novella. Infine, e non meno necessario, il confronto con la sterminata bibliografia critica. Tanto impegno, dunque. Ma credo che ne sia valsa la pena.

Perché il titolo “La notte nuda”?
La notte, in Pirandello come più in generale nella nostra cultura, ha un forte valore simbolico. È il tempo in cui, nella novella Zia Michelina, ad esempio, si colloca il latrato dei cani, il loro «furibondo abbajare». È, insomma, il momento dell’emergere degli istinti bestiali, del lato oscuro dell’essere umano. ‘Nudo’, poi, è aggettivo pirandelliano per eccellenza, basti pensare a Le maschere nude, il titolo che egli scelse per la raccolta delle proprie opere teatrali. Allude allo svelamento, della messa a nudo delle verità nascoste sotto la maschera delle convenzioni sociali e del perbenismo di facciata.

Che Pirandello emerge in queste novelle e perché è importante leggerle e conoscerle?
Emerge un Pirandello meno cerebrale, meno legato a questioni filosofico-esistenziali, e più immerso nel ‘sapore acre della vita’, nelle mille forme che assume il dolore nella vita di una persona umana. É importante leggere queste novelle perché ci aiutano a guardarci dentro; perché ci aiutano a intendere la realtà che ci circonda; perché ci aiutano a liberarci catarticamente del nostro dolore; perché ci aprono la mente e ci rendeno migliori. Insomma, per tutti i buoni motivi per cui vale la pena praticare la civiltà del libro.

Un elemento centrale è quello dell’attualità delle novelle proposte. Perché?
Perché ce n’è bisogno. E le tristissime notizie che giungono dagli Stati Uniti in materia di aborto lo dimostrano. È in corso un attacco feroce al principio dell’autodeterminazione della donna. Perché lo scandalo dei preti pedofili non è frutto della degenerazione dei costumi di questi ultimi anni, ma è questione vecchia, secolare, che rinvia al celibato dei sacerdoti e, più in generale, alla sessuofobia che caratterizza la Chiesa cattolica a differenza di quelle protestanti, ad esempio. Perché la crisi della famiglia ha un costo che troppo spesso pagano i figli. Perché è in corso da tempo un logoramento della civiltà liberale e della democrazia; dei valori dell’Illuminismo su cui si fonda la nostra civiltà: la laicità dello Stato, il pluralismo, la tolleranza. La democrazia, in particolare, è uno strumento molto delicato. Per funzionare richiede tre elementi non sempre facili da garantire: un adeguato livello di istruzione del corpo elettorale; un sistema dell’informazione realmente libero e plurale; la volontà di partecipazione attiva dei cittadini al bene comune. Da Pirandello, che commise l’errore di credere al fascismo, all’uomo solo al potere, e che di ciò si pentì, possiamo trarre una grande lezione sul valore della democrazia, oltre che di umanità.

Si può evidenziare che una personalità come quella di Pirandello non smette di rivelare sfumature e caratteristiche ancora da esplorare?
Certo. Ogni generazione ha il diritto, e direi anche il dovere, di rileggere i classici alla luce del proprio sentire e delle proprie necessità, senza per questo travisare i testi. È fin troppo evidente che per lunghi decenni, in un’Italia fascista e conservatrice, bigotta e clericale anche dopo la caduta del fascismo, ha fatto comodo rinchiudere la produzione di Pirandello nella gabbia del contrasto vita/forma, delle questioni filosofiche del relativismo e della crisi d’identità. C’è tutto questo nella sua opera, ma anche molto di più.

Sottolineiamo qualche caratteristica di Pirandello, in termini di lingua e stile narrativo, in relazione a queste novelle?
Pirandello è uno dei miei maestri di scrittura, forse il maggiore insieme a Verga e Manzoni. Non si attraversano le sue pagine senza restarne impregnati nel profondo. L’asciuttezza delle metafore, la gestione delle ripetizioni in tutte le forme possibili, dall’anafora all’anadiplosi, quale marcatore dello scavo emotivo in corso nell’animo dei suoi personaggi. E poi, la struttura narrativa: i suoi attacchi diretti, ‘in medias res’, e le sue chiusure con una battuta secca, secondo il modo di raccontare rusticano. Tutte cose che conservano la loro efficacia anche sui lettori di oggi.

 

Il marlin, da cui la casa editrice prende il nome, è il pescespada che Hemingway amava pescare
al largo di Cuba e che gli ha ispirato lo splendido romanzo “Il vecchio e il mare”

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